lunedì 26 marzo 2012

Una domenica Parigina

                                                Ieri è stata una DOMENICA di ozio assoluto
                                                            fuori c'era una giornata soleggiata
                                                                           ma io ero malata
                                                                                      e
                                                                   allora mi sono organizzata
                                                                con il mio bicchierone di latte
                                                                    un macarons (Ladurèe)
                                                         "La Parigina" per rileggere e prendere
                                              qualche appunto per uno shopping primaverile
                                                                                    e così 
                                                        mi sono immersa in una domenica
                                                                                  PARIGINA



...... CHE BELLO SOGNARE.......

claudia

giovedì 22 marzo 2012

Non chiamatemi semplicemente 'Acqua'!


"Lo champagne delle acque minerali"
descrive molto bene il prestigio della Perrier,
l'acqua minerale francese d'alta qualità,davvero ricercata in tutto e per tutto, dalla qualità all'estetica (e ammettiamolo,anche il prezzo!)
Un prodotto per consumatori esigenti e raffinati,
 da bere nei locali e presente sui tavolini
dei cafè di tutto il mondo al pari di un soft drink.


L'acqua Perrier è classificata tra le acque oligominerali,
con un residuo fisso inferiore ai 500 mg/litro,quindi bassissimo 
e la sua qualità è certificata in Francia 
dal Dipartimento della salute e dall'Accademia Nazionale di Medicina.
E' degno di nota che l'anidride carbonica
che la rende l'acqua più frizzante al mondo,
è naturale,
ovvero l'acqua viene separata alla sorgente dalla sua naturale CO2,
e le viene riaddizionata immediatamente prima dell'imbottigliamento,
grazie ad un elaborato e super controllato processo
(che ne giustifica anche i costi)
solo per garantire una bevanda frizzante al punto giusto, 
e di grande di qualità.


La sorgente si trova nel territorio di Vergéze, nel comune di Monpellier,
capitale della stupenda regione Languedoc-Roussillon, nella Francia del Sud,
 e sicuramente meriterebbe un viaggetto...

Infatti la leggenda narra che già il condottiero Annibale  i suoi soldati si siano accampati  proprio nei pressi di questa sorgente dissetante e rinfrescante.
Più tardi anche gli antichi romani alla conquista della Gallia, vi installarono una sede termale, l'antenata dei moderni stabilimenti Perrier.
Apprezzata in epoca più più recente anche da Napoleone III,
venne riscoperta quasi casualmente intorno al 1860
dal Dott Louis Perrier,
che ne apprezzò immediatamente le virtù e la naturale effervescenza,
tanto da somministrarla ai suoi pazienti gratuitamente...
E si dice che uno di essi fu proprio l'inglese
Sir John Harmswort,
che ne rimase talmente soddisfatto da incentivare Perrier al business,
tanto che dal 1894 è diventata una vera 'fonte' d'affari!

Sempre ad Harmwort si attribuisce l'invenzione della celebre bottiglia verde,
che gli venne ispirata dagli attrezzi che utilizzava per la riabilitazione:
delle clave indiane da giocoliere
sicuramente estremamente maneggevoli!


Ad oggi Eau Minerale Naturelle Perrier
è l'acqua più conosciuta e venduta al mondo,
1 miliardo di bottiglie l'anno, 500 milioni delle quali bevute solo in Francia.
Anche grazie a ciò si conferma un prodotto di culto e un icona di stile francese!

Il 2010 per esempio ha visto una liason speciale
che vedeva come testimonial la diva del Burlesque
Dita Vonn Teese




della serie 'anche un bicchiere d'acqua può dare alla testa'...

In conclusione concedetemi di dire ironicamente che
dopo uccellini parlanti e l'ennesimo 'plin plin'
i francesi sull'acqua ci hanno davvero battuto!

A Bientot
Marika

lunedì 19 marzo 2012

Bon ton: Ricevere all'ora del tè


L’ora del tè è una meravigliosa occasione per ricevere ospiti. Oggigiorno non vi è più un rigido formalismo, ognuno adatterà l’evento in base al grado di confidenza ed al tipo di rapporto con gli invitati. Gli inviti si fanno per le 17,00- 17,30. Per l’ora stabilita nel salotto o nella sala da pranzo la tavola sarà già imbandita: una bella tovaglia in cotone o lino, tazze da tè con il loro piattino e il cucchiaino sul lato destro, tovagliolini di stoffa, piatto in ceramica da dolce, coltello (se sono previste creme o formaggi da spalmare) e le teiere. Provvedete sempre a due-tre diverse tipologie di tè in modo da accontentare tutti i gusti. Se non avete molte teiere preparate l’acqua (90 °, va tolta dal fuoco non appena inizia a fare le bollicine) e versatela direttamente nelle tazze all’arrivo delle ospiti lasciando scegliere a quest’ultime tra le varie bustine o tè sciolto.

Ad un tè non mancherà mai una certa varietà di biscotti e dolcetti, ad esempio piccole tortine, muffin, cupcakes oppure una bella crostata di frutta od un plum cake. Non dimenticare un tocco di salato come tartine o piccoli tramezzini.
In tavola inoltre vi saranno fettine di limone e del latte freddo per chi li volesse aggiungere al tè. Indispensabile una bella zuccheriera con il suo cucchiaino; le più chic avranno anche una ciotolina con delle zollette di zucchero (magari aromatizzate) con annessa una piccola pinza d’argento. Sarebbe meglio predisporre diverse bevande di modo da accontentare anche le non amanti del tè: in estate succhi di frutta o cedrata; d’inverno cioccolata calda o caffè.
I tè più belli a cui partecipo sono ovviamente quelli delle zia Annita che è maestra nell’arte del ricevere: nella sua tavola vi sono sempre tovaglie finemente ricamate a mano, teiere di porcellana, zuccheriera, elementi decorativi di stagione e piccoli cadeaux per le sue ospiti. Nella foto uno splendido tè di quest’estate, provvisto di frutta fresca e infusi freddi in brocche di cristallo. Al tè della zia sono onnipresenti inoltre delle piccole meringhe: oltre ad essere sceniche sono deliziose (ogni volta ne mangio una quantità abnorme.. alla faccia del bon ton!).
Raccontatemi dei vostri tè, cosa non manca al vostro ricevimento?
Immagini: 1- 2- 3- 4

Martina 

venerdì 16 marzo 2012

Tocchi pastello per una festa romantica...

Buon fine settimana, ragazze!
Come state? Quali sono i vostri impegni?

Oggi vorrei lasciarvi con questa allure romantica...

Un allestimento semplice, ma di grande effetto, ideale per qualunque tipo di occasione da festeggiare!
Parola d'ordine: romanticismo!!


Dolci perlati, colori pastello, forme morbide....


...fiori, fiori, fiori...




...argenti, cristalli, vetri, mercury glasses per moltiplicare i bagliori...





Quante cose si possono fare, declinando in mille modi questi elementi??
Tante, bellissime ed indimenticabili!


E per un tocco in più, cosa ne dite di una pioggia di glitter?
Da ricordare per un prossimo compleanno, per un imminente bridal shower
 e, perchè no?, per un matrimonio molto femminile!


Baci a tutte e grazie per essere qui!



martedì 13 marzo 2012

Maria Antonietta e Fersen


La primavera è alle porte e nell'aria si respira voglia di romanticismo, così ho pensato di dedicare un post ad una grande storia d’amore, quella tra la Regina di Francia Maria Antonietta e il bel conte svedese Hans Axel von Fersen.
Contrariamente a quanto spesso si pensa, la loro non fu una semplice relazione clandestina fatta di attimi rubati, ma una vera e propria storia d’amore basata su un rapporto intimo e profondo, che li accompagnò per tutta la vita.
Non ci sono prove certe che fossero amanti a tutti gli effetti, certo era invece che entrambi attribuissero a questo romantico rapporto un’importanza speciale, che gli permise di non dividersi mai veramente, nonostante la distanza che molto spesso li separava.


Il loro primo incontro avvenne la notte del 30 gennaio 1774, ad un ballo mascherato.
Il giovane Fersen, che in quegli anni stava completando la propria educazione di gentiluomo intraprendendo un Grand Tour (molto in voga all’epoca) presso le principali capitali europee,  era appena giunto a Parigi.

Nato il 4 settembre 1755 aveva appena due mesi più di Maria Antonietta, era figlio di una nobildonna e del primo maresciallo dell’esercito svedese, ‘l’uomo più ricco della Svezia’, parlava correntemente cinque lingue e pare fosse un uomo di straordinaria bellezza: alto e slanciato, aveva profondi occhi azzurri sormontati da folte sopracciglia scure, ed un aria sempre vagamente malinconica, che indusse il duca di Lévis a paragonarlo ad un eroe da romanzo, mentre, proprio per la straordinaria avvenenza, si meritò l’appellativo di ‘The picture’, il quadro, dalla duchessa di Denvoshire ,Georgiana, e quello di ‘Apollo’ da Lèonard, il parrucchiere della Regina.
Il 30 gennaio 1774 Fersen si recò al ballo in maschera tenutosi al teatro di Parigi, arrivandovi all’una di notte. Tra la folla immensa si ritrovò a parlare a lungo con un’affascinante dama dal volto coperto, senza avere il minimo sospetto che si trattasse della delfina di Francia Maria Antonietta, come annotò nel suo journal intime:'La delfina mi parlò a lungo senza che sapessi chi fosse; quando venne riconosciuta tutti le si strinsero intorno ed ella si ritirò in un palco alle tre del mattino; io lasciai il ballo'.



Da questo primo e breve incontro non ci è dato dunque sapere che impressione ebbero rispettivamente l’uno dell’altra Maria Antonietta e Fersen, ma di sicuro, almeno nella Regina, deve essere stata rilevante, dato che quattro anni dopo, riconoscendolo a Versailles tra la folla che le veniva presentata, ella non mancherà di accoglierlo con entusiasmo e gioia.
Di quell’incontro Fersen annota: 'La Regina, che è affascinante, quando mi vide esclamò: Ah, è una vecchia conoscenza! Gli altri membri della famiglia reale non mi dissero una parola'.
Più tardi, in una lettera al padre, torna a parlare di lei: 'E’ la più bella e la più deliziosa principessa che conosca!’
Nel 1778, dunque, la simpatia e l’interesse che provano l’uno per l’altra è significativo e viene approfondito nel corso di vari ricevimenti, nonostante siano proprio i mesi in cui Maria Antonietta sta portando avanti la sua prima gravidanza, che è il vero fulcro dei suoi pensieri.
Sarà solo nel 1780 che si potrà parlare di quella che diventerà la fase iniziale del loro rapporto, che tuttavia comincerà con una separazione. E’ proprio quello, infatti, l’anno in cui il bel conte svedese prende congedo dalla Francia e dalla sua Regina per trasferirsi oltreoceano a combattere con le truppe francesi per l’indipendenza nel Nuovo Mondo.
In questo periodo il legame tra Fersen e la Regina è forte, e, sebbene non implichi nessuna relazione clandestina, inizia a destare più di un sospetto tra i membri della corte, come è possibile intuire dalle parole dell’ambasciatore svedese: 'Confesso che non posso crederci…ho visto dei segni troppo inconfondibili per dubitarne'. Egli così si esprime scrivendo al suo sovrano, aggiungendo che il comportamento benevolo di Maria Antonietta nei confronti di Fersen non dava spazio a dubbi. Atteggiamento che sembra confermare lo stesso Fersen in una lettera indirizzata al padre: ‘E’ una principessa incantevole. Mi ha sempre trattato con grande gentilezza, da quando il barone le ha parlato, mi cerca ancora di più. Passeggia quasi sempre con me ai balli e a teatro. La sua gentilezza ha suscitato la gelosia dei cortigiani più giovani, i quali non possono comprendere come mai uno straniero venga trattato meglio di loro.’
Da queste parole è facile evincere che la partenza di Fersen può essere attribuita, oltre al desiderio di dare lustro alla propria carriera militare, anche ad un sottile bisogno di allontanarsi da Versailles e dal vespaio di pettegolezzi che la frequentazione tra la Regina e il bel conte sta destando.
Non sappiamo cosa passasse per la mente di Fersen in vista di quel distacco, ma si dice che la Regina abbia pianto quand’egli prese congedo. E scrivendo alla madre in merito alla spedizione delle truppe francesi si espresse con questi termini:‘Che Dio conceda loro di arrivare sani e salvi!’.
Ed è facile supporre chi fosse nei suoi pensieri in quel momento.



Fersen rimase lontano dalla Francia per tre anni, e quando vi tornò, alla fine di giugno del 1783, la Regina era nuovamente incinta, una gravidanza che tuttavia si concluderà con un brutto aborto in novembre.
In questi anni il conte aveva valutato diverse occasioni di prendere moglie, e si trattava sempre di matrimoni d’interesse, finalizzati al conseguimento di un buon guadagno, nulla a che vedere con l’amore.
Ma proprio nel 1783 egli, scrivendo alla sorella, mette fine ad ogni dubbio. ‘Non posso stare con l’unica persona che desidero, l’unica che mi ama veramente, perciò non voglio stare con nessuno.’
Riferendosi naturalmente alla sua Toinette, la sua ‘Joséphine’, ‘Elle’.
Fersen rimase in Francia fino al 20 settembre, per poi tornarvi nel febbraio dell’anno successivo, ed è proprio in questo periodo che gli storici concordano sull’inizio di un’ipotetica relazione fisica tra il conte e la Regina. Relazione di cui, ad ogni modo, in parte grazie alla proverbiale riservatezza del conte, in parte a causa della distruzione, postuma alla sua morte, di tutta la sua corrispondenza, non si hanno prove certe.




Nel 1784 Maria Antonietta si ritrovò nuovamente incinta, e questa volta era teoricamente possibile supporre che il bambino potesse essere del conte Fersen, dato che per la prima volta le date coincidevano. E’ tuttavia poco probabile credere in una simile eventualità, tanto più che il Re non ebbe mai a mettere in dubbio la paternità del bambino, segno che le sue sporadiche visite notturne alla moglie continuavano.
Intanto, in Francia il malcontento del popolo andava aumentando e la popolarità della sovrana diminuendo. Si andavano sempre più diffondendo osceni libelli sulla sua persona, uniti ad epiteti ed ingiurie che la accusavano di essere una spendacciona, sciocca, senza un’idea in testa tranne quelle libidinose ed oscene verso i membri della propria corte.
Il conte Fersen, che tornò in Francia il 10 maggio 1785, non mancò di notare la freddezza con cui venne accolta Maria Antonietta al suo ingresso a Parigi: ‘Neppure una sola acclamazione. Il silenzio totale.'
Sono anni difficili, anni di conflitti e contrasti che non mancano di gettare fango sull’ormai impopolare Regina, trascinata ancora più in basso dallo scandalo della collana, l’orribile raggiro ordito ai suoi danni che fece vacillare anche l’ultimo barlume di credibilità di cui godeva.
E’ in questi anni che l’amicizia e l’affetto del conte di Fersen si fanno più solidi ed importanti: egli è il suo sostegno e il suo punto fermo in un mondo che non smette di accusarla. In questi anni il conte svolge anche ruolo come ambasciatore tra la Francia e la Svezia, non mancando di scriverle lunghe ed incoraggianti lettere nei periodi di lontananza.


Fersen era il suo più devoto cavaliere e il suo prezioso alleato politico.
La sua anima gemella.
E se è vero che il bel conte non si negava certo la compagnia femminile, avendo sempre avuto molte amanti, l’unico oggetto della sua devozione fu sempre e solo Maria Antonietta.
‘Non si può fare a meno di lodare la Regina, se si conoscono il suo desiderio di fare il bene e la bontà del suo cuore.’
Nel 1789, poco prima dei disordini di ottobre che avrebbero portato all’allontanamento della famiglia reale da Versailles, Fersen si era trasferito nei pressi della corte, per poter stare con la Regina. Fu quindi tra i membri del corteo che lasciò la reggia per trasferirsi alle Tuileries, giustificando la sua particolare presenza come membro del circolo privato della Regina. Fersen vendette la casa e i cavalli che aveva acquistato a Versailles e si trasferì a Parigi, dove avrebbe potuto stare più vicino ad ‘Elle’ e recarsi a farle visita.



Contrariamente all’opinione comune, egli considerava Maria Antonietta una vittima. Un’eroina maltrattata, mal giudicata, sensibile, sofferente e piena di bontà, ed era il suo più fervido sostenitore, nonché il più stretto confidente.
Fu anche uno dei più strenui propugnatori di un piano di fuga che consentisse alla famiglia reale di mettersi in salvo, contribuendovi attivamente con enormi somme di denaro e mettendo a rischio la sua stessa vita.
Fersen pagò cinquemila livres per la berlina a sei posti con cui avrebbe dovuto scappare la famiglia reale, improvvisandosi addirittura cocchiere.
Era la notte del 19 giugno 1790. Giunto alla prima poste, come da accordo, il conte aveva lasciato la compagnia.
Non sappiamo quali furono i suoi sentimenti in quel momento, ma si suppone fossero i sentimenti di un uomo che abbandona ad un incerto destino la donna amata, con la speranza di rivederla presto sana e salva.
Purtroppo però la fuga della famiglia reale si concluse disastrosamente il giorno dopo a Varennes, con la cattura di quest’ultimi che vennero prontamente ricondotti a Parigi.
Da quel momento Fersen, rifugiatosi in Belgio, rivedrà Maria Antonietta una sola ed unica volta, tornando a Parigi sotto mentite spoglie e intrufolandosi di nascosto alle Tuileries.
Il conte, per questo atto estremo, che rasenta quasi l’eroismo, rischia sicuramente la vita, essendo lui bandito da Parigi. Essere scoperto significherebbe andare incontro a morte certa.
Maria Antonietta cerca in tutti i modi di impedirglielo: ‘E’ assolutamente impossibile che voi veniate qui in questo momento: sarebbe mettere in gioco la nostra felicità, e se lo dico io, bisognerà credermi, giacché ho un estremo desiderio di vedervi.’
Ma il conte non raccoglie:‘Io vivo soltanto per servirvi.’
Era l’11 febbraio quando Fersen, con il favore dell’oscurità, si introdusse furtivamente alle Tuileries, incurante dei soldati e dell’odio dei parigini nei suoi confronti.
Di quest’ultima notte esiste prova certa che la trascorsero insieme, come dimostrano due laconiche parole appuntate sul journal intime del conte: ‘Resté là’
Fu l’ultima volta che si videro, prima che la ghigliottina, feroce figlia della Rivoluzione, esigesse la più illustre e bramata fra le teste: quella della dolce Toinette.


Poco prima della fine Maria Antonietta incaricò il suo buon amico, il conte de Jarjayes (personaggio cui si ispira l’eroina del manga Lady Oscar, e il grande Alexandre Dumas nel suo ‘Il cavaliere di Maison Rouge’) di recapitare a Fersen un sigillo con il motto, in italiano, 'Tutto a te mi guida’, insieme alla frase tratta dalla Nouvelle Heloise di Rousseau ‘Le nostre anime si toccano in ogni punto…Il destino può davvero separarci, ma mai dividerci.'. Purtroppo il conte de Jarjayes riuscì a portare a termine la missione solo alcuni mesi dopo la morte della sovrana, avvenuta il 16 ottobre 1793.
Fersen non si riprese mai dalla morte dell’amata. Ricevette la notizia il 20 ottobre, rimanendone completamente intontito. Per tutto il resto della sua vita celebrò il 16 ottobre come giorno di lutto.
Nessuna donna sostituì mai Maria Antonietta nel suo cuore.
‘Colei per cui io vivevo e, giacché non ho mai cessato d’amarla, né l’avrei potuto neppure per un momento, e tutto le avrei sacrificato, ben lo sento in questo istante. Colei che io tanto amavo, per cui avrei dato mille vite, non è più. Dio, perché colpirmi a tal punto? Come ho meritato la tua collera? Essa non vive più. Il mio dolore è al colmo e non so come possa esistere ancora, non so come reggo al mio tormento che è estremo, che nulla mai potrà cancellare: sempre l’avrò presente nella mia memoria, e sarà soltanto per piangerla…perché non sono morto accanto a lei e per lei quel 20 di giugno?’
Fersen sopravvisse diciassette anni alla morte della sua amata Toinette, fino al giorno in cui, accusato ingiustamente dell'omicidio dell'erede al trono svedese, venne inseguito dalla folla che gli saltò sulla cassa toracica, sfondandogli il cuore.
Fu una morte tragica ed orribile, in cui il destino, ironico e beffardo, aveva messo ancora una volta il suo zampino.
Era infatti il 20 giugno.

venerdì 9 marzo 2012

La valigia per il fine settimana!

Buon venerdì, care amiche!
Con la primavera in arrivo ci saranno tante occasioni per concedersi
qualche weekend di vacanza lontano da casa.

Cosa mettere in valigia, senza dover, per forza,
svuotare l'armadio? A me piace viaggiare leggera, ma sempre
in ordine, quindi, organizzazione prima di tutto.

Qualche tempo fa ho scoperto POLYVORE,
un sito web carinissimo dove è possibile creare tante
"lavagne di ispirazione" per i nostri look
e trovarne tante altre già pronte.


Un viaggio a Parigi o a Londra?



Un week end romantico in una meravigliosa città italiana,
sognando di essere Anna, strette strette al nostro Joe
su una bella Vespa, in giro per Roma?




Creo una "board" e poi preparo la valigia, senza correre il rischio
di dimenticare qualcosa!

Avete voglia di provare anche voi perchè state proprio organizzando
la prima uscita primaverile?
Allora cominciate a pensare a quale vestitino portare,
abbinate scarpe, borsa, gioielli e make up
e in men che non si dica vedrete quale può essere l'effetto finale!
Attenzione, crea dipendenza!

Vi auguro buon divertimento e un magnifico fine settimana!




martedì 6 marzo 2012

Rosă, rosae, rosae [...]









Rosa di Chioggia, gusto e salute
Rosa dei venti, non voglio direzione alcuna
Rosa pastello, una camicia in voile
Rosa canina, profumatissima, su una mensola della cucina
Rosa cipria, uscire dalla toilette con un incarnato di velluto
Rosa Alpina (http://www.rosalpina.it/), per un weekend con vizio
Rosa del deserto, cristallizzare la tua immagine
"La rosa bianca" di Sophie Scholl, piani sequenza della rimembranza.

Voglio leggerezza e il tenue colore rosa sparpagliato qua e là.
Voglio la primavera, un sandalo di pelle tea e smalto Chanel confetto sulle unghie dei piedi ambrati.
Voglio alberi in fiore e mamme in attesa di bambine pannose.

Rosa. Oggi ho voglia di rosa.













Immagini da:
Hitchcockblonde.tumblr.com
Jemappelle.tumblr.com
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Prettystuff.tumblr.com
Prettyworld.tumblr.com